Il narcisismo e lo studio della patologia grave

Gli anni che precedettero la prima guerra mondiale furono per Freud anni di produzione intensa dal punto di vista scientifico e clinico, ma anche piuttosto difficili per le vicissitudini che il movimento psicoanalitico attraversò. Sono di questi anni i di

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Gli anni che precedettero la prima guerra mondiale furono per Freud anni di produzione intensa dal punto di vista scientifico e clinico, ma anche piuttosto difficili per le vicissitudini che il movimento psicoanalitico attraversò. Sono di questi anni i distacchi da Adler e da Stekel: il primo dovuto a discordanze concettuali ben precise, il secondo a fattori soprattutto di ordine caratteriale. Ma di tutt’altra specie si stava rivelando il dissidio con Jung: su quest’ultimo Freud aveva riposto molta fiducia, ipotizzando che egli avrebbe potuto imprimere alla psicoanalisi un carattere meno ebraico, cui i primi collaboratori di fatto facevano necessariamente pensare. Non solo, considerati i contatti di Jung con Bleuler e altri medici e psichiatri non viennesi, Freud era convinto che grazie a Jung la psicoanalisi avrebbe potuto assumere un carattere più internazionale, diffondendosi nel mondo. Non a caso Jung era stato nominato Presidente dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale, mentre Freud si era “limitato” a subentrare ad Adler come Presidente della Società Psicoanalitica di Vienna. La reciproca stima e il reciproco rispetto avevano caratterizzato da subito i rapporti tra Freud e Jung, sebbene, già nel lungo viaggio che aveva portato entrambi nel 1909 negli Stati Uniti per il ciclo di conferenze alla Clark University, Jung si fosse accorto di una certa reticenza di Freud nel riferirgli alcune associazioni che riconducevano alla sua vita privata; cosa che aveva in parte compromesso il lavoro di reciproca interpretazione dei sogni che i due si erano impegnati a fare. Le cose peggiorarono a partire dallo sviluppo condotto da entrambi su due aree concettuali, celando in realtà un dissidio che aveva le sue radici nella difesa dell’ortodossia psicoanalitica, ma soprattutto dell’esserne il portavoce più autorevole da parte di Freud. Le aree in questione si intrecciavano da un lato con lo sviluppo del pensiero di Freud su costumi, credenze e forme di organizzazione sociale propri delle popolazioni primitive e che il padre della psicoanalisi ritrovava, attraverso l’analisi dei pazienti nevrotici, come elementi comuni della personalità inconscia di tutti gli uomini. I quattro saggi di cui si compone Totem e tabù (Freud, 1912–1913) richiamavano, neppure tanto indirettamente, alcune ipotesi fatte da Jung sull’inconscio: quasi che Freud temesse di dover riconoscere una sorta di “diritto di prelazione” in questo straordinario viaggio di scoperta della mente al collega svizzero. Dall’altro lato, e in modo ben più scottante, lo sviluppo del concetto di libido, sostenuto e approfondito da Freud proprio in questo periodo, mal si conciliava con le idee che, sullo stesso concetto, stava sviluppando Jung. Su questo punto i due non erano mai stati in O. Oasi, La psicologia dinamica e Sigmund Freud, DOI: 10.1007/978-88-470-2525-7_7, © Springer-Verlag Italia 2014

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accordo, se già in una lettera del 31 marzo 1907 Jung scriveva a Freud che era necessario approfondire