Disordini endocrino-metabolici da virus e COVID-19
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U N O S G UA R D O A L L A S TO R I A
Disordini endocrino-metabolici da virus e COVID-19 Roberto Toni1,2,3
© The Author(s) 2020
Introduzione Il ruolo dei virus (da latino virus = veleno) nello sviluppo dei disordini endocrino-metabolici è un esempio paradigmatico di induzione di malattia da agenti biologici infettivi, quindi dotati di materiale nucleico. Per questo, le infezioni da prioni non ricadrebbero, a rigore, in questa categoria, pur essendo essi agenti infettivi trasmissibili. Tuttavia, il D.L. 81/08 li classifica nel gruppo dei virus come “agenti non classici”. Il concetto di infezione trasmissibile si deve al medico veronese Girolamo Fracastoro (noto per il suo poemetto sulla sifilide come malattia trasmessa dalle Americhe, Syphilis sive de morbo gallico, 1530) il quale, nel 1546, formulò il principio della trasmissione di esseri vivi (seminaria) da un corpo affetto da malattia a un altro che veniva contagiato (Fig. 1a), anche attraverso l’aria (ad distans errantur), di cui considerò correttamente l’esempio del vaiolo, che oggi sappiamo essere una malattia da DNA virus trasmessa
B R. Toni
[email protected]; [email protected]; [email protected]
1
Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Unità di Antropometria e Medicina delle Costituzioni, Centro Interdipartimentale di Diritto, Economia e Medicina dello Sport, Università degli Studi di Parma, Parma, Italia
2
Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, Bologna, Italia
3
Department of Medicine, Division of Endocrinology, Diabetes and Metabolism, Tufts Medical Center – Tufts University School of Medicine, Boston, MA, USA
per via aerea. Nel 1840, poi, uno dei fondatori della teoria microbica delle malattie, l’anatomico e patologo tedesco Friedrich Gustav Jakob Henle (noto per la descrizione dell’ansa del nefrone renale e che scoprì, nel 1865, la colorazione giallo-bruna al bicromato di potassio – liquido di Müller – della midollare surrenalica o reazione di Henle per l’adrenalina), riferendosi a Fracastoro introdusse i principi generali del contagium animatum, ossia della trasmissione interumana di un agente nocivo vivo (Fig. 1b), i cui principi generali furono successivamente codificati dal suo allievo Robert Koch, microbiologo e premio Nobel per la Medicina nel 1905 (scopritore del Mycobacterium tubercolosis), come postulati di Henle-Koch. Tuttavia, la prima infezione virale fu identificata dal chimico agronomo tedesco Adolf Mayer che, nel 1886, pubblicò la trasmissione del “mosaico” nella pianta del tabacco, inoculando nelle piante sane linfa di quelle malate, pur filtrata con carta assorbente [1]. Poco dopo, nel 1892, il biologo russo Dmitrij Iosifoviˇc Ivanovskij trasmise la stessa malattia gocciolando sulle foglie sane un estratto acquoso di foglie affette, frantumate e passate attraverso un filtro antibatterico di porcellana (filtro di Chamberland, dal nome di un collaboratore di Louis Pasteur), permettendo al botanico olandese Martinus Willem Beijerinck (allievo di Adolf Mayer) di postulare, nel 1898, l’agente infettivo (noto,
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