Dosimetria personalizzata nel trattamento delle metastasi radioiodio-captanti da carcinoma differenziato della tiroide

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REPORT


R A S S E G NA

Dosimetria personalizzata nel trattamento delle metastasi radioiodio-captanti da carcinoma differenziato della tiroide Helga Castagnoli1 · Carlo Manni1 · Gloria Rossi2 · Francesca Capoccetti1

© Springer Nature Switzerland AG 2020

Sommario Il carcinoma differenziato della tiroide (CDT) è una neoplasia generalmente a prognosi favorevole; tuttavia, può manifestarsi già all’esordio con metastasi sia linfonodali che a distanza, rappresentando queste ultime la causa primaria di morte. I principali fattori predittivi dell’evoluzione e dell’esito clinico nei pazienti con CDT metastatico sono rappresentati dall’età, dalla sede delle metastasi e dalla capacità di queste di captare lo Iodio-131 (131 I). A tutt’oggi è ancora acceso il dibattito sia sulle attività di 131-radioiodio da somministrare (necessariamente diverse a seconda della sede della malattia metastatica) sia sulla strategia da utilizzare: 1) approccio empirico mediante la somministrazione di attività fisse e standard; 2) approccio dosimetrico che prevede la somministrazione di attività personalizzate per singolo paziente. Inoltre, non vi è ancora comune accordo sull’attività cumulativa massima di 131-radioiodio che non sarebbe consigliabile superare nei pazienti sottoposti a ripetute terapie con 131 I. Recentemente, è stato presentato al Ministero della Salute un Documento di Consensus intersocietario, a cura dell’Associazione Italiana di Medicina Nucleare (AIMN) e dell’Associazione Italiana di Fisica Medica (AIFM), riguardo l’ottimizzazione della terapia con approccio dosimetrico, ai sensi della Direttiva Europea 2013/59/Euratom. Le evidenze della letteratura (seppur limitate), i progressi Proposto da Alfredo Campennì. Materiale elettronico supplementare La versione elettronica di questo articolo (https://doi.org/10.1007/s40619-020-00731-1) contiene materiale supplementare, disponibile per gli utenti autorizzati.

B F. Capoccetti

[email protected]

1

U.O.C. di Medicina Nucleare, ASUR Marche AV3, Macerata, Italia

2

Servizio di Fisica Sanitaria, ASUR Marche AV3, Macerata, Italia

tecno-metodologici e, per ultimo, la prossima applicazione della suddetta direttiva europea, rendono oramai necessaria una maggiore sensibilizzazione/divulgazione tra gli operatori (medici nucleari ed endocrinologi) circa l’opportunità/necessità di avviare i pazienti con metastasi iodio-captanti da CDT al trattamento con 131 I, avvalendosi dell’approccio dosimetrico personalizzato che permetterebbe sia una maggiore efficacia terapeutica (con conseguente miglioramento della sopravvivenza complessiva e libera da malattia), sia la riduzione “controllata” della dose assorbita (energia “depositata”/unità di massa) al corpo intero e agli organi critici (midollo osseo e polmone), anche nell’ottica di un’ulteriore riduzione del rischio stocastico ipotetico per una seconda neoplasia (in particolare stomaco, vescica). Parole chiave Carcinoma differenziato della tiroide · Dosimetria · Terapia radiometabolica con 131-Iodio · Metastasi radioiodio-captanti

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